PRIMAE NOCTIS
(Dis)appear

12/02 - 08/03/2015

mostre passate

(Dis)appear

La presenza o la sparizione dell'uomo e dell'umano nell'arte contemporanea assume spesso valore di critica sociopolitica, di riflessione sull'identità, di ironia o alienazione nei confronti della realtà contemporanea. Oggi, l'umano in arte, anche se eccessivamente e costantemente esibito, viene sostanzialmente annientato, sminuito, poco considerato. Si osserva, talvolta, una progressiva smaterializzazione del corpo, una sua perdita di fisionomia riconoscibile, fino al suo esprimersi e affermarsi nel vuoto dell'assenza. 
"(Dis)appear", unisce tre artisti molto distanti per provenienza e produzione, ma che, in diversa maniera, esprimono la sparizione e l'apparizione dell'umano nelle più diverse forme.
Chen Ke, (Tongjiang, 1978), giovane artista cinese, ha una produzione raffinata. 
La creazione artistica, per Chen Ke, è un approccio retrospettivo alla vita, una riflessione che le permette di rendere il presente più sicuro. In mostra cinque nuovi dipinti, intimi e silenziosi, luoghi ideali in cui si coglie in maniera completa l'interiorità dell'esperienza. Delicate e malinconiche, le opere raccolgono un'introspezione del sé dell'artista. 
I dipinti di Chen Ke rappresentano un mondo di favole, di sogni, di reminiscenze infantili ed elaborazioni psicologiche. In esse l'alienazione dalla realtà, per un ritorno all'infanzia, e una convivenza più serena col presente, viene espressa attraverso una tecnica mista che riunisce diversi materiali sulla tela. In questa nuova serie di opere vediamo sparire gradualmente i caratteri somatici dei personaggi che divengono figure irriconoscibili pur restando apparenze familiari. 
In questi dipinti la natura prende il sopravvento sull'uomo ma si umanizza, si vivifica, gli oggetti possiedono un'anima proprio come le persone, non viene rappresentata una storia in divenire, ma solo essenza nella stasi degli oggetti, ove sparisce il confine fra vissuto reale ed elaborazione psicologica.
Diversamente, nelle installazioni di Aditya Novali (Solo, 1978), l'uomo sparisce totalmente a favore dell'oggetto e del suo contenitore. Le due installazioni facenti parte della serie "The Wall", sono l'evoluzione del progetto "(Un)real Estate" e riproducono in miniatura delle palazzine popolari con piccoli appartamenti che ruotano su se stessi e il cui fruitore è sparito, ma la sua presenza traspare dagli oggetti, dalla sua mancanza. La sua assenza diviene uno status di presenza. Per la sparizione dell'uomo e dell'umano, l'artista cerca di darci una soluzione, una via di fuga, nell'opera "Inhabitants": 
"…immaginari personaggi che avrebbero potuto abitare i Walls. Tuttavia, ho messo i teschi su un piedistallo per sottolineare il fatto che sono artefatti/oggetti, metafore di persone e non immagini degli attuali abitanti…" (Aditya Novali) 
Oltre a questi strani abitanti, ecco l'apparire della natura, sovrana, che si appropria incurante e incolta di ogni stanza ("The Wall series - The Living Years") o dell'opera d'arte stessa ("The Wall series - Landscape"), per testimoniare e rivendicare l'apparire di un nuovo paesaggio contemporaneo.
Le sculture "Ko Shwe" presenti in mostra, sono autoritratti di Aung Ko stesso in diversi periodi della propria vita, un corpo nudo e glabro ricoperto da una patina d'oro, in atteggiamento rilassato o aggressivo. 
Il corpo nudo sottolinea la precarietà e la vulnerabilità della condizione umana, mentre l'oro richiama da una parte l'identità della Birmania, spesso chiamata "terra d'oro" per le dorature degli edifici religiosi, dall'altra quei birmani che vivono e lavorano all'estero e si chiamano tra loro Mister Gold, uomini con sogni dorati, che si ritrovano in condizione di ansia, angoscia, amarezza. 
Un oro, però, che simboleggia inoltre il sacro, richiamando una trascendenza divina, un'esigenza di superamento della condizione umana attraverso un'esperienza metafisica. 
La figura umana scompare nell'opera "The Sights Viewed from Boats", per lasciar emergere come un semplice oggetto possa diventare parte integrante di un individuo, di una comunità, entrando nell'immaginario collettivo al punto da farne modelli in scala ridotta utilizzati come giocattoli dai bambini. 
Queste barche in tela richiamano esse stesse la natura e il paesaggio di cui si sono appropriate attraverso decorazioni dipinte. 
L'utilizzo della tela richiama il moto silenzioso e fluttuante delle barche sul fiume, la contemplazione della natura e ciò che il fiume è sempre stato. Sottolineando, però, nella forma, la presenza funzionale delle barche sul fiume, il loro essere mezzo di trasporto, di lavoro, di cambiamento e di unione per una comunità. L'accostare barche giocattolo a queste fluttuanti barche in tela dipinta, è un richiamo all'infanzia, al sogno: 
"A queste barche giocattolo è successa ogni cosa: hanno gareggiato, sono state in battaglia, sono barche da crociera o da pesca, e tutto ciò che un bambino ha facoltà di immaginare. Perciò, esse rappresentano tutto ciò che riguardi la speranza, l'azione, la vita e le storie. Io stesso ho posseduto una barca, ma sto salpando con i miei sogni nel presente". (Aung Ko)
 
Exhibition view